Chiudi le tue mani, e ascolta il mio passato; lasciami sfuggire al vento che mi ha portato. Foglie d'autunno, mare di novembre. Misero fiore bruciato dal gelo. Eppure, silente, credetti, nel poco, di vedere quanto bastasse a comprendere il mondo. E nella parola: amore, mi confusi per sempre... Colombe assassine che hanno ucciso mille volte, ma che non hanno ucciso mai. Solo vuoti cieli, per loro. Sogno e prigione dei loro spiriti. Luoghi dove la liberta' e la solitudine sono sinonimi. Un passo mi sarebbe bastato; c'erano colori morbidi tra le tue parole, c'era un giullare tra i tuoi silenzi, c'era un vagabondo tra i tuoi pensieri. Un passo mi sarebbe bastato; un passo coraggioso... e ti avrei amato. Occhi tristi fissano la polvere muta. I suoi pugni, stretti fino a far male. Il mio bambino nel cuore grida di dolore. Il mio bambino nel cuore muore in solitudine. Grigio bocciolo di rosa bruciato dal gelo. Eppure, io torno sempre a scegliere te. Piccolo amore, dolce compagna nella lotta. Sogno senza fine di mille notti passate a scrutare il nero vuoto. Incubi di estati afose, quando piu' vano e' il desiderio d'un abbraccio fraterno. Non sia un passato violentatore a far giudicare il tuo occhio. Non sia una moda stantia a dirti chi sono. Perche', credimi, nessuno conosce il cuore delle farfalle al punto di preferirlo a quello d'un ragno. Ma la nobilta' degli spiriti e' nella forza che lega due anime in un contatto che supera la ragione e la parola. Io ho paura. E' una voce che sussurra: "Io so di che cosa hai bisogno." Ma e' saltanto paura; soltanto paura d'amare. Sulle rive d'un mare infinito, l'onda s'abbatte sulla sabbia intrisa di pensieri e di contraddizioni. E la mia mano si cura di sfiorare l'acqua salmastra per sentirsi forte; per dominare la morte; mentre le mie dita modellano castelli dalla forma incerta. Torri di rena che un infinito cieco rovina con la stessa facilita' d'un Dio geloso. Mentre le mie mani restano li', a modellare per mille e mille volte ancora... E piu' guardo in fondo a me stesso, e piu' vedo mare, e nero nel cuore. Ho chiuso le mie porte, ho sbarrato le mie finestre; ho salutato il mio buio, ho abbracciato il mio freddo; ho pianto il mio amore, ho elevato il mio grido; ho cantato la mia pioggia, ho spento il mio corpo. E nel silenzio, ho dannato il mio spirito. Silenti passi scivolano oltre gli occhi della notte. Povere rane gracidano del mio giovane aspetto. Ostacoli piu' alti oltre i quali proiettarsi. Erano vani desideri che venivano ad uccidermi. Nel fondo buio del cielo, il mio cuore si allontana. Non c'e' che una dura pietra a riposare sotto l'albero di cedro. Un solo, freddo sasso nutrira' mia Madre. Grido e ascolto il mio grido. Il mio urlo serve solo a me stesso. Questa nebbia e' penetrata nella mia testa, e' solo buio dentro di me. Perche' il mio pensiero si ferma ad ascoltare la lenta melodia d'un violino? Perche' l'incanto di quel suono lento e straziato mi ruba alla vita? Perche' non son io quel canto di cigno? Nuvole rosa, dolce signora. Nuvole di cipria, per il suo bel viso. Argomenti d'autore per le sue orecchie. Parole d'amore per il suo giovane cuore. Nuda carne, morbido seduttore. Nudo di lino, per il mio ansimare. Mugolii di sesso, per le sue profondita'. Violenze gratuite per il mio sogno blasfemo. Nuvole rosa, morbido seduttore. Nudo di lino, per il suo viso. Argomenti d'autore, per il mio ansimare. Mugolii di sesso, per il suo giovane cuore. Parole d'amore, per il mio sogno blasfemo. L'alba del tempo che fugge nei ricordi di estati passate la' dove il giorno terminava in amori mai vissuti. Quante volte nel mio buio chiudevo le mani. Dio che sopra ogni cosa stendevi neri veli di malinconia. Signore che non conosci termini nei quali esprimerti se non nel grande linguaggio dell'esistente. Testimoni oscuri di albe tenebrose, alberi nascenti da stagni: non hanno mai visto uomo toccarli Dio che conosci ogni nome, che persegui ogni fine Dio nemico di questa terra di tristezza. Dio unica verita' fatta di alberi e di vento, di luce e di suoni. Tocco il mio demone, lo sfioro ogni giorno, per provare piacere dal suo volgare sorriso. Ma egli non sono io, che mi ritraggo, e sento la pace che torna di nuovo quando io non esisto piu' nel suo nome. Quando io posso chiudere il pensiero continuo e bestemmiante di vita. Quando posso gettare le armi e gli scudi ai piedi del nemico scomparso di fronte all'alba nescente. Quando posso ridere e sorridere in me di nuovi attimi infiniti senza tempo, eterni di spazi senza spazio. Dove solo il silenzio ha diritto di esistere. E il tuo sorriso, Signore, mi riempie il cuore; e allora rendimi muto perche' inutile e' parlare ancora Voce di donna dalle ali di Tenebra. Ragazzo nudo, il tuo bacio e' sterile. Il Nato, cieco, stringeva il duro seno. Piogge di lacrime colavano dense. Venti pungenti gridavano cattivi. Il tuo buio faceva piu' paura, in quella Casa. Venne la Donna dalle ali di Luce. Lame ferirono "ali di Luce" e "ali di Tenebra". "Ali di Luce" voleva la Carne del ragazzo. "Ali di Tenebra" temeva il segreto del diverso. E si vide la menzogna: "Tenebra" quando "Luce" fuggi' via, quando mino' la Casa, ed essa cadde. Nuova linfa nel Corpo del ragazzo. Il Nato parlava senza parole. "Tenebra" intui' il Nemico, e minaccio' il Nato. Fu ferrea allenza tral ragazzo e il Nato. C'e' un "luogo" senza parole, vi vive il "ragazzo-Nato". E nella mente ha una fiamma di candela nera. Ovunque... e' "Il-Senza-Parole".