Ombre vespertine insinuano le loro amorose dita trai meandri oscuri dei miei pensieri piu' veri. Esse parlano del digiuno mortale della mia anima; di quel nettare che e' cosi' raro trovare. E, nella paura di morire, il mio spirito si tormenta. E si domanda quale malvagia divinita' gioisca nel torturarlo. Perche', se non fossi questa carne, sarei lupo; e se non fossi adulto, sarei cucciolo; e se non fossi Io, sarei Tutto. E chiuso nel gelo, il mio corpo si fa sabbia, e sciolto nel mare, la mia anima si fa notte. Liberami d'un peso, lascia che il mio sguardo veda oltre il visibile, che la mia mano percepisca il vibrare d'ogni tua cellula, e nel mio pensiero io possa riscoprire il tuo tocco. Anima mia, chiusa in un sacco e portata via da un ladro. Nel buio, hai ascoltato i timidi battiti del cuore. Nel freddo, hai sognato l'abbraccio d'un compagno. Anima mia, stordita dal sogno d'essere liberata. Nel cielo, hai posto la tua meta e la tua dimora. Nel nulla, hai bramato il tuo riposo. Anima mia, sola mia compagna per la vita. Scendiamo colla corrente del fiume, sputiamo l'acqua quando un'onda ci sommerge, sorridiamo quando scorgiamo il sole. Non sarebbe piu' facile spingersi a riva, fermarsi sulla sponda, scambiare volonta' per vita. Scivolate lente attraverso le vie, osservate curiose le rocce appoggiate ai muri, sembrano uomini, ma chi puo' dirlo? Oltre me stesso, c'e' la terra che il mio spirito brama. Sciolto nel vuoto, c'e' il mio paradiso. E il resto non ha alcuna importanza. Dio, senza che io ti abbia mai visto in volto, non la vita ti chiesi, ma l'essenza che da essa ci lascia. Quando toccato avro' la mia fine, nulla restera' del ricordo, d'un'infanzia passata a marcire. Moriro', e nessuno sapra', di quanto era difficile restare in piedi, della paura mentre aspettavo il mio nome. Dimenticami, e nel giardino della mia esistenza, strappero' i miei fiori, inutili parassiti. Perche' io ti odio, e nessuno potra' salvarmi. Che cerca il mio capo chino fra le ginocchia? Fra questa azzurra rena, ascolta rapito il gelido crepitare del mare argentato. Che dicono le mie mani avvinghiate al maglione? In questo cielo d'acciaio, tremano dell'acuminato sferragliare del vento. Che piangono le mie labbra in cerca di parole? Di sogni rubati alla notte, cantano alla timida luna, calata da tempo. E grido al mio Sole! "Vieni a cercarmi!" Oscuri recessi, implorano la tua Luce... Quando solo contro tutti, alzavo a malapena il capo; quando prigioniero della legge, non osavo respirare; c'era un lume che rischiarava le mie notti, c'era un sogno che leniva i miei pensieri. Oltre gli ostacoli della solitudine, tra le lusinghe della Liberta', venivo a cercarti, amore mio, come falena brama la sua mortale fiamma. Splenditi passi movevo nel buio, feline occhiate gettavo al tuo petto, orrendi incubi coltivavo in me; prati d'odio per un amore blasfemo. Ed ora non resta, che sordido pianto, la' dove un tempo, tu ed io ci amavamo. Al sacro serpente ho tirato la coda. Del santo veleno ha riempito la testa. Dolce violenza che si prende per mano. Stretto il mio braccio, offro la vena. Sacro serpente mordimi ancora. Del santo veleno riempimi la testa. Dolce violenza distruggi il mio corpo. Stretto alla mia anima, avvinghia le tue spire. Sacro serpente... lasciami morire.