E alla mia vita il respiro fuggi'; mai piu' vidi albe luminose, mai piu' m'abbandonai per solitari luoghi. E mai piu' potei arrendermi, vinto, all'abbraccio caldo del tuo fragile corpo. C'erano deserti pei quali i tuoi occhi si lasciavano corrompere. C'era un oceano che trovava spazio nel tuo cuore. Come angeli bruciati da angoli di solitudine fuggimmo verso altri scopi; verso un futuro che ci faceva paura. La nostra paura di aprire le ali... La terribile paura di spiccare il volo... Amore che non mi vuoi sognare, mi hai insegnato la crudelta' del vero. Non esiste una terra libera se non tra le desolazioni dei deserti ghiacciati. Non ci sono parole buone se non tra le lettere dello straniero che attraversa un paese che l'odia. Perche' l'unica aria pura e' quella gelida dei mattini di marzo; perche' non c'e' spirito libero che non si sia ucciso almeno una volta. Noi, gambi di rosa privi di bocciolo; privati dell'unica qualita' che ci avrebbe fatto amare dagli uomini. Fiori bruciati dal gelo. Pessimi clienti per l'armaiolo; noi che moriamo con un solo proiettile. Foreste di pietra si chiudono su di me. I rintocchi sordi di campane lontane elevano alla luna l'invocazione della mia anima. Cavalieri silenziosi accarezzano il mio viso. Nel freddo buio dell'inverno cerco le stelle piu' piccole. Dove potrei fuggire? Ovunque andassi, io sarei solo con me stesso. Il mio male mi seguirebbe come un'ombra. E dello sguardo di lei non mi resterebbe che un infelice ricordo d'abbandono...