JULIENNE di Marco Bergamini Quando diventa sera, le luci si attenuano. E' allora che le voci s'avvicinano a me. Sono ombre che strisciano lungo le pareti della mia camera. Comprendo benissimo che per un "normale" questo non ha alcun senso. Eppure, le ombre esistono. Esse parlano. Conoscono il mio nome e, soprattutto, sanno di me piu' di quanto io stessa possa comprendere. E' difficile spiegare a chi non e' in grado di capire. Il loro mondo e' uno specchio del nostro. Io sola percepisco la presenza della sottile membrana che separa i nostri due universi. Io sola riesco a sentirli, e a vederli, mentre s'avvicinano alla parete per parlarmi, per liberarmi. So che diventero' pazza. Le voci parlano in continuazione. Le sento soprattutto alla sera, quando cala il sole. Allora, uno stato d'inquietudine s'impadronisce di me, e mi impedisce di vivere normalmente. Nell'istante in cui s'avvicinano, in cui s'impadroniscono della mia mente, sento il mondo cancellarsi, rallentare al punto che ogni movimento, ogni parola, ogni pensiero, diventa per me estremamente difficile. Ma vengono anche di giorno, le voci. Esse sono diverse. Quelle con cui parlo abitualmente mi sono amiche. Dicono che mi aiuteranno. Ma ci sono anche altre entita', una in particolare, che mi sforzo di non ascoltare, di ricacciare nel suo mondo. E' una voce nera, che non comprendo, che non voglio sentire in me. E' lei che mi rimprovera maggiormente. E' lei che vorrebbe la mia morte. Io, pero', cerco di non ascoltarla. Io so che e' la voce di Satana. Preferisco restare in silenzio. Quando resto in silenzio, l'ombra di Cristo s'avvicina a me. La sento. Percepisco il suo potere. E' un'ombra buona. Infonde sicurezza. Quando mi sfiora, sento la pelle formicolare. Sento che riesce a darmi calore. Un giorno era con la Madonna. Mi hanno raccontato del Paradiso. Mi hanno detto che anch'io sarei andata in Paradiso. Voglio andare in Paradiso. La' sarei capita. La' non esistono i pazzi. Io credo che i pazzi siano quelli che si pensano normali. Essi non vedono. Vorrebbero convincermi che anch'io non vedo. Sono dei ciechi che si sforzano d'insegnarmi che il mondo e' nero. Ma io vedo. Come potrei negarlo? Dovrei farlo per convenienza? Ipocritamente? No. Non posso. Devo sforzarmi. Forse qualcuno di loro potra' capire. Non credere... Aver fede! Capisco che e' difficile credere. Per fiducia, forse... Perche' non ci sono dimostrazioni razionali. Devono pensare che cio' che sento esiste anche se non e' dimostrabile. Devo tracciare una croce sul mio ventre. L'ha detto Gesu'. Ha detto che e' una prova. Che quando l'avro' fatta mi sentiro' meglio, liberata. Non avro' piu' quel peso che mi opprime. Non e' la prima volta. Gia' mi ha chiesto di farlo. Pero', finora avevo sempre avuto paura. Avevo cercato di ignorare la sua voce. Una volta mi e' stato impedito. Devo farlo. Ho fiducia nelle voci. Esse mi capiscono. La gente del mio mondo non mi capisce. E' l'unico modo per attraversare la membrana. Per essere con Gesu' e con la Madonna. Ho preso un coltello in cucina, quello col manico nero. Le voci mi hanno detto che era li'. Ho percorso le camere fino al mio letto, ci sono voluti cent'anni. Ho chiuso la porta. Mi sono sfilata la vestaglia. Gesu' mi guardava. Ho stretto il coltello tra le mani. L'ho sentito pungere la pelle. Il buon Gesu' mi ha aiutato a incidere la croce...