KIAL di Marco Bergamini "Non e' ancora tornato?", chiese Phil guardando di sfuggita la pendola del corridoio. Era nervoso. Il meccanismo meccanico scandiva il tempo con seccante precisione. "No...", rispose Marie. Phil si passo' la mano tra i pochi capelli. Un'incipiente calvizia gli aveva lasciato solo il ricordo della sua folta capigliatura giovanile. "Questa volta mi sentira'. Appena ritorna...", grido'. Ma era come se volesse esorcizzare un malessere interiore, profondo ed incancellabile. "Oh Dio, Phil. Non sara'..." Marie appariva affranta. Stringeva nella mano un fazzolettino con cui, vergognandosene, si ascigava le lacrime. "No!", disse il marito voltandosi di scatto verso di lei, e fissandola fermamente negli occhi. Marie abbasso' lo sguardo. Lentamente, scivolo' fino alla poltrona. Si sedette. Phil le si avvicino', e la strinse a se'. I loro corpi si fusero per qualche istante, e Marie si senti' consolata. "Dove ha detto che andava?", chiese l'uomo sapendo benissimo d'aver udito, alle otto, Kial dire che si sarebbe recato in biblioteca, a studiare. "Alla biblioteca comunale..." "Sei sicura?" Marie annui' sconsolata. Phil socchiuse gli occhi. Voleva sentire la presenza del ragazzo ma, inevitabilmente, la sua mente si distraeva. "Aiutami a cercarlo, Marie", mormoro' alla moglie. La donna annui' di nuovo. Raccolse la propria concentrazione con un profondo respiro, socchiuse gli occhi, e si spinse lontano, oltre se stessa, verso le strade della citta', verso la biblioteca comunale. Quando vide Marie riemergere dallo sforzo, Phil cerco' d'interpretare i suoi occhi. "Non lo trovo, Phil." L'uomo chino' il capo. "Ho paura, Marie. Ho paura che gli sia successo qualcosa." "No...", grido' la donna, scoppiando a piangere. Non voleva sentirsi dire che Kial era morto. "Non ti preoccupare... Usciro'... Andro' a cercarlo per strada. Forse si e' fermato a parlare con i suoi amici." Marie annui' col fazzolettino alla bocca. Sapeva quanto falsa fosse quell'affermazione, ma non poteva non cedere al bisogno di credervi ugualmente. Sapeva che, se Kial fosse stato vivo, lei l'avrebbe percepito; avrebbe sentito la sua anima pulsare nell'universo. "Voglio venire con te...", disse. "No", esclamo' Phil. "Vado da solo." Poi, per giustificare il suo rifiuto, aggiunse: "Se dovesse tornare a casa, deve trovare qualcuno ad aspettarlo." Marie annui'. Phil si ritrovo' immediatamente per strada. Scivolava lungo i marciapiedi alla ricerca d'un segno del passaggio del ragazzo. I lampioni illuminavano la via con un'insufficente luce azzurrognola. L'uomo proiettava di continuo la sua immagine mentale indirizzandola verso la biblioteca e verso il centro della citta'. "Papa'..." La sottile ombra d'un pensiero raggiunse la sua coscienza. Era la voce di Kial che gridava da un luogo lontano, inesorabilmente irraggiungibile. Phil si fermo', sciolse la sua forma fisica e lascio' che l'energia ricavata fluisse verso il suo centro, condensandola in un unico potente sforzo. "Figlio... Figlio mio... Dove sei?" Da lontano, molto lontano, da un luogo a lui precluso, udi' l'ultimo pensiero di Kial: "Addio... Addio papa'. Io muoio." "Nooooooooo!!!", grido'."Noooooooooo!!!" In un istante, l'uomo si disperse nell'infinita' dello spazio. Quella voce non mentiva. Trasportava con se' il concetto inesorabile della fine. Esprimeva la forza d'un dolore insostenibile. Phil si senti' investire dall'immediata violenza di quel pensiero. Si senti' sconfitto, anichilito, annientato. "No..." Era prigioniero dell'impossibilita' di reagire, di difendere suo figlio. Inutilmente, desidero' di morire con lui, allora, nell'infinito, cerco' di dimenticarsi, di nascondersi a se stesso. Rimase nell'ovunque per un tempo indefinibile. Ma giunse il momento in cui dovette trovare il coraggio di ritornare alla strada. Lentamente, si rivesti' delle sue forme. Quella notte, Phil e Marie non dormirono. Rimasero immersi l'uno nell'altra cercando di farsi forza. Bisognava credere... Bisognava credere che, da qualche parte, in un universo a loro sconosciuto, Kial vivesse ancora. La sua morte era stata, in fin dei conti, il passaggio ad un'altra esistenza. Cosi', d'ora in poi, avrebbero potuto stargli vicino solo in ragione del loro amore per lui. Perche' ci voleva molto amore per poter sentire i pensieri d'un essere che aveva varcato il limite. Ma Phil e Marie giurarono che, anche a costo di spegnersi nello sforzo di superare la soglia, avrebbero aiutato Kial a vivere la sua nuova esistenza. In fondo, in cuor loro speravano che loro figlio, un giorno, avrebbe scoperto davanti ai suoi occhi l'immagine d'un ricordo impossibile. E, forse, prima di negare le sue sensazioni, avrebbe riconosciuto i loro visi sorridergli ancora.