MICHELLE di Marco Bergamini Quando chiudevo gli occhi mi capitava spesso di provare strane emozioni. Sentivo in lontananza il frusciare piano degli abiti di Michelle. La stanza d'albergo era confortevole e, sdraiato sul letto, aspiravo lentamente calme boccate di fumo. "Perche' siamo venuti qui?", mormoro' Michelle, voltandosi dopo aver smesso di controllare la gente di fuori. S'era seduta accanto a me. Era preoccupata. Le sue dita erano fredde. Le strinsi le mani, guardandola in fondo ai suoi verdissimi occhi nikkon. "E' solo un esperimento...", le dissi. Storse la bocca. Era evidente che la risposta non le poteva bastare. Ma si trattenne dal fare altre domande. Forse, dentro di se', pensava che avrebbe avuto altro tempo. Stone era considerato uno dei migliori. Era stato lui a teorizzare la prima legge della continuita'. La sua scoperta gli era valsa il nobel, ma aveva infastidito anche molte personalita' importanti. Non tutti celebravano il talento di Stone; qualcuno lo voleva morto. Ed ora si fissava, di fronte allo specchio, Axl Stone, ventisette anni, senza patria, senza nessuno al mondo salvo Michelle. "Quando ti trovi a dover considerare...", Pit Koja tacque improvvisamente. La porta si apri'. Era un uscio pesante, di legno nero, intagliato. Al centro, l'effige della famiglia Koja: la nera aquila bifronte. "Padre...", disse Pit. Lento, pensoso, l'anziano scrutava i presenti. Per ultimo, suo figlio. "E' l'ultima occasione, Pit." Il giovane abbasso' il capo. Non c'era modo di sottrarsi a quel comando. Axl Stone doveva morire. Michelle doveva morire. La ragazza smise di guardare la freelight: i soliti programmi del Ministero. Osservava Axl straiato sul letto. Le simstim lo estraniava dall'ambiente. Ascoltava la musica messa a disposizione dall'albergo. C'era qualcosa di strano, in quell'uomo, pensava Michelle. C'era qualcosa, nel suo comportamento, che non lo qualificava come interamente biologico. Forse, penso', la sua pelle era un prodotto della Waxtronic. Sotto quel tessuto, si celavano le componenti bioniche di un androide. Axl, un androide. Michelle sorrise. S'avvicino' al suo letto. Il suo ventre si alzava piano, la sua mano destra posava sul petto nudo, la sua sinistra ciondolava oltre il bordo del letto. Il cuscino gli aveva scompigliato i capelli. Lo bacio' sul mento. "Cosa c'e', Michelle?", le chiesi. "Sei un androide?", domando' timidiamente. "Ricordi la teoria della continuita'?" Michelle socchiuse gli occhi. Il suo viso era raggiante. I suoi capelli lo incorniciavano, ricadendo sulle spalle in tenere ciocche separate. "Esiste un rapporto fisso di continuita' tra tutte le realta' esistenti..." Lei sapeva enunciare la teoria con una facilita' sorprendente. "Gia'", la fermai. "Esiste un rapporto fisso di continuita'..." Le sfiorai il viso. "Sapresti dire che cosa significa?" "Certamente, Axl", rispose. Si era alzata ed era andata alla finestra. Guardando verso l'esterno, disse: "Significa che tutto cio' che chiamiamo realta': io, tu, questa stanza, questa citta'; rappresentano un continuum." "E allora, Michelle?" "Allora, pensare che io sia un essere separato dal resto del reale e' un inganno intellettivo." "Esattamente." "Esiste un rapporto fisso di continuita'..." "Un numero?, un'equazione?" "No." "Che cosa, allora... Che cosa?" Michelle tacque. "Cara Michelle, solo un androide puo' formulare quest'ultima risposta." L'auto nera percorreva l'highway. I fari illuminavano la strada. All'interno, Pit controllava il fulminatore. "Signore..." Pit alzo' il capo. "Che vuoi..." "Mi chiedevo... Perche'... Gia', perche' quell'uomo, questo Axl, interessa cosi' tanto al vecchio?" Pit controllo' la sicura. "E' una questione di interessi. Axl Stone ha tra le mani un pezzo di latta di prima categoria. L'ha rubata a mio padre venti anni fa, ed ora la usa per diventare famoso. E questo non piace..." L'uomo annui' soddisfatto. Ma Pit guardava oltre il finestrino. Le onde della baia scintillavano di piccole schegge di luna. C'era dell'altro... e riguardava quella maledetta prima legge della continuita'. Dopo cena, Axl aveva spento tutte le luci della camera e aveva steso una coperta sulla freelight. Poche stelle vibravano nel cielo freddo. Era marzo, la temperatura era ancora molto bassa a quella latitudine. Tiro' le tende, e per qualche secondo il buio fu completo. Poi, l'ombra di Michelle comincio' a diventare visibile. Si sedettero sul pavimento, l'uno di fronte all'altra. Michelle iniziava appena ora a distinguere l'alone azzurro e giallo proiettato dal corpo di Axl. Per lui era piu' facile sincronizzarsi sull'aura della ragazza. Entrambi sapevano cosa dovevano fare, che cosa sarebbe successo, ma non potevano immaginare quale ne sarebbe stato il risultato. Axl si infilo' sul capo l'HMD, Michelle non ne aveva bisogno. L'induttore abbassava artificialmente la frequenza cerebrale di Axl, trasportandolo in pochi secondi dalle normali onde alfa della veglia, alle onde delta, e ad uno stato meditativo. Il concetto di bellezza fu il primo appiglio intellettivo usato per calarsi nella -continuita'-. Il concetto di amore incondizionato fu il secondo arteficio intellettivo. Appena provo' la sensazione emotiva la convoglio' nel suo ventre e lentamente la immagino' salire fino a pochi centimetri sopra il suo cuore. Infine, abbandono' il concetto, e si limito' a provare la sensazione, mentre si espandeva da quel punto verso le estremita' fino a premere contro lo strato interno della pelle. Ora non c'era piu' alcun pensiero, in lui. E nemmeno Michelle, che aveva provato le stesse cose, stava pensando. Fu l'attimo. La -continuita'- si stabili' quando Michelle e Axl si toccarono attraverso la sensazione emotiva di amore incondizionato. La porta della camera si spalanco' d'un colpo. La luce, accecante, stordi' Michelle che si mise le mani sugli occhi. Il fulminatore di Pit attraverso' il petto di Axl. Michelle scappava spaventata... Le acque del Danubio scorrevano lente. L'alba sembrava fosforo in fiamme. Michelle rabbrividi'. Erano cambiate molte cose dal giorno in cui Axl era stato ucciso e lei era fuggita in Europa. Un uomo si sedette al suo fianco, sulla panchina del lungo fiume. "Esiste un rapporto fisso di continuita'", disse l'uomo, "tra tutte le cose esistenti..." Lei lo fisso'. Non era Axl, ma avrebbe potuto benissimo esserlo; le sarebbe bastato immaginarlo. Ma Axl era morto, e Michelle preferiva pensare a lui come ad una tappa nella sua crescita. "Esiste...", mormoro' Michelle. Erano anni che non enunciava la prima legge della continuita'. Ripete': "Esiste un rapporto fisso di continuita' tra tutte le cose esistenti. Ogni singolarita' e' un inganno intellettivo. L'unico concetto con cui si puo' descrivere la -continuita'- e' la sensazione emotiva dell'amore incondizionato. L'accesso alla -continuita'- permette di inferire sul reale." "Solo un androide poteva scoprire in che cosa consiste il rapporto fisso... Solo tu puoi generare nel tuo brainware un'emozione pura dell'intensita' necessaria alla connessione con la -continuita'-" "Sono un androide, dunque?" L'uomo tacque. "Ha piu' senso, questa domanda, Michelle?" Michelle guardo' il Danubio. Poteva fare qualsiasi cosa. Poteva sovvertire le leggi della fisica, e sarebbe stato reale. Poteva governare il pianeta, e nessuno l'avrebbe mai ostacolata. Poteva sparire per sempre, e nessuno l'avrebbe mai cercata. "Che cosa devo fare, ora, signor Koja?", chiese. L'uomo le sorrise.