SATANA di Marco Bergamini Si dice che gli uomini conoscano il significato dei loro pensieri. Si suppone che l'uso delle parole sia strettamente connesso ai concetti che essi vogliono esprimere. Quando vidi per la prima volta Jane compresi di quanto fosse falsa quasta affermazione. "Il cavallo che cavalco' l'uomo mori' di freddo sotto le scale d'una mano mancante." Fu questa la sua prima frase. Fu in questo modo che ci conoscemmo. "Lasciati andare...", mi diceva. "Ascolta la vocina...", aggiungeva. Ed io non capivo. Continuavo ad ascoltarla rapito dalla facilita' con cui lei collegava frasi senza senso, parole senza significato, suoni senza lettere. "Lasciati andare alla vocina..." Questo mi diceva, e si fermava. Sperava che io facessi altrettanto. Che chinassi il mio capo, chiudessi gli occhi, mi lasciassi andare. "Lasciati rapire... Io sono qui", ripeteva. E le sue dita battevano sulla tastiera rapite da quella volutta'. "E il cane che mangio' suo padre non conosceva la ragione per la quale dovesse morire di cancro." Tutto usciva cosi' rapidamente. Era copiare da un universo parallelo. "Forse che non mi conosci?" "Chi sei?", le chiesi. "Trovami! Devi cercarmi!" "Dove?" "Nel vuoto dei tuoi pensieri, nella consapevolezza delle tue azioni." "Come?" "Lasciati andare!" Passavano i giorni ed io seguivo i suoi progressi senza capire dove essi mi avrebbero portato. "Voglio svelarti il mio nome!" "Dimmelo, aspetto!" "M O R T E" Tremai. Non potevo crederle. "Sul finire del giorno un passero si poso' lungo l'argine del fiume. Non conosceva il mio nome. Sapeva solo di se stesso. Povero piccolo. Dorme qui." Indico' il suo cuore. "Ed ora, egli e' parte di me. Per sempre." "Oh Dio!" "Non parlare di Dio. Egli dimora nel mio petto insieme al resto del mondo. Io sono il tuo unico Dio. Il padrone della tua anima, l'origine d'ogni tuo pensiero. Quando vedesti il mio viso conoscesti la mia persona, e questo ti basti per sempre. Non c'e' altro, per te." Chiusi gli occhi. "Cosa vuoi da me?" "C'erano deserti per i quali i tuoi occhi si lasciavano corrompere. C'era un oceano in cui trovava spazio il tuo cuore." "Ti ascolto..." "La vita non ha senso e ben presto te ne accorgerai. Fermati... e lasciati ingannare dalla vocina." "Certo. Eccomi..." "Come diavoli bruciati da angoli di solitudine fuggiamo verso altri scopi, verso un futuro che ci fa paura. La nostra paura di aprire le ali e di pigliare il volo." "Come?" "Sara' la domenica prima a lasciarti andare..." Restavo a fissare il suo viso, le sue labbra delicate, il suo sorriso, e le fossette nelle guance. "Chiudi gli occhi...", ripeteva ancora. "Lasciati guidare dalla vocina...", aggiungeva silenziosamente. "Che cosa ti dice?", mi osservava curiosa. "Ecco...", iniziai. "L'amore che mi lego' le mani era senza via di fuga, odioso sentore di distruzione, di annientamento dell'anima. Per questo le sfuggii..." "Da chi?" "Aspetta...", le dissi. "Era domenica..." Aprii gli occhi. Era disperatamente domenica. "Eravamo soli, io e lei, a guardare i campi di grano giallo, e il vento che passava sulle spighe chinando le loro teste." "Che le facesti..." "Nulla, nulla che non fosse gia' stato scritto. Perche' non c'era scampo, e lei doveva morire." "Come la uccidesti?" "Non fu per causa mia, mori' e basta. Bruciata da un lampo d'odio." "Il tuo?" "Certo, si'. In un istante che duro' mesi, distrussi il suo corpo violentandolo con il mio pensiero di morte." "La senti, ora?" "Certo, ora sento la vocina. Forse l'ho sempre sentita e, per paura, l'ho negata a me stesso, ma essa e' dentro di me e non devo far altro che sentire cio' che dice." "E' il Male, Steve. Tu lo sai questo?" "Io son solo un ragazzo povero e la mia storia e' finita il giorno in cui dissi di si' al mondo, e strinsi i pugni nella luce accecante d'una sala operatoria." "Lasciati andare...", mormoro'. "Fallo ancora una volta." "Il male che vorrei fare scivola lungo le mie mani, risale il mio corpo, sfiora la mia mente, possiede i miei pensieri e distrugge, annienta, crea sofferenza." "Chi te l'ha detto?" "Esce da solo, da dentro. Ora! E viene da dentro di me", gridai. "E non c'e' una fine alla volutta'; segui perche' e' facile, e' bello, e' glorioso. E ti lasci andare perche' e' come un vento, una corrente che ti culla nello spirito; e dove ti porta tu non lo sai, ma per un nuovo istante di piacere ti lasci andare ad ogni altro passo. E dici che non e' l'ultimo ma il penultimo, e che poi smetterai." "Io sono il tuo Dio, Steve", disse Jane. "Eccomi..." "Seguimi allora, andiamo." "Dove?" "Dove non c'e' limite per noi; dove vivremo insieme. Dove sentiremo scorrere la violenta forza dei nostri pensieri. Dove costruiremo un nuovo regno di liberta'."