SINTOTECH 2000 di Marco Bergamini Questa stanza e' troppo stretta, ma per ora andra' bene. Chi ha arredato questo buco non ha faticato troppo a far mostra del suo cattivo gusto. Pareti dipinte con tinte fosforescenti; muri viola, verdi, gialli, rossi. Bastano dieci minuti per avere un mal di testa di prima categoria; roba che ti fa desiderare il suicidio. La mobilia e' del tutto insufficiente: un tavolo, una sedia, un letto che assomiglia fin troppo ad una branda rinforzata. Il tavolo traballa e la sedia e' troppo fragile, e rischio di sfondarla. Sono stanca... Sono stanca di fuggire. Ma per ora, andra' bene. La porta si spalanco' sbattendo contro la parete; bruciava in un crepitio di tetraglass affumicato. La sintotech si getto' a terra, appena in tempo per sfuggire alla morte. L'androide sparava tutti i suoi colpi con monotona ripetitivita'. Cercava inutilmente di colpire il suo corpo mentre rotolava verso il letto. Sotto la branda, Sint trovo' la sua pistola; inquadro' il bersaglio. Le basto' un colpo d'occhio per individuare i centri vitali. L'androide cadde a terra, spento per sempre. "Stronzo...", grido' la ragazza. Era ancora spaventata. S'avvicino' al corpo immobile dell'aggressore. Gli scopri' il petto. All'altezza del torace, tra la spalla destra e il collo, il logo della Waxtronic si paleso' in tutta la sua evidenza: un cerchio tagliato da una W che terminava a freccia verso l'alto. "Ti hanno mandato loro...", disse stringendosi in se stessa. Fuori stava piovendo. "Lasciatemi stare, per Dio. Lasciatemi perdere... Che vi ho fatto... Perche' non posso essere libera?" Robert Thule, il presidente della Waxtronic attivo' l'interfono. "Signorina, faccia passare il signor Kroly." Sebbene fosse il vice presidente, raramente Albert Kroly aveva avuto modo di parlare con Thule. Fino ad allora, l'aveva incontrato solamente durante le riunioni molto formali della direzione. Chiuse la porta dietro di se'. L'ufficio di Thule occupava l'intero centotreesimo piano del Wax-Palace. Era un continuo succedersi di colonne doriche e di statue, fedele ricostruzione d'un qualche antico tempio greco. Opposta alla scrivania, un'immensa vetrata s'apriva su Wax-City. "Benvenuto, a cosa devo la sua visita?" Albert sorrise. "Sono stato mandato, Thule." L'uomo alzo' per la prima volta lo sguardo dalle carte; cerco' di comprendere il senso delle parole del suo vice leggendogli il viso. Ma fece appena in tempo a scorgere la pistola. Nemmeno udi' lo sparo. Si piego' sulla scrivania coprendo i tabulati e macchiandoli con il suo sangue. "Il limite...", mormoro' esalando l'ultimo respiro. Kroly lascio' cadere la pistola sulla moquette. "Gia', il limite... Lo varchera', per Dio. E allora, sara' tutto finito. Ci sveglieremo da questo maledetto incubo." L'appartamento di Axl era il tipico rifugio per la notte. Mancava il tocco di una donna, avrebbe detto sua madre. In verita', era un caotico cimitero di oggetti dimenticati in giro. Axl Doyle s'era rassegnato a vivere da solo. Forse, era l'unica soluzione possibile. Aveva sempre finito per trascurare i suoi rapporti con le donne e queste, immancabilmente, s'erano stancate di lui. Ogni suo amore era morto di noia. Axl s'era rinchiuso nel suo rifugio subito dopo la laurea in ingegneria biomeccanica. Era stato per diversi anni un cacciatore d'androidi ma ora si definiva un esperto di memorie wetware e d'interfacce umane di tipo sintotronico. Ultimamente, s'era dedicato al modello sintowax 3000 e tutte le carte relative ai progetti di realizzazione, ognuna marchiata col logo della Waxtronic, giacevano, come resti d'un furioso uragano, sul pavimento della sala. La luce della cucina vibrava, segno che la lampada stava esaurendosi. Axl continuo' imperterrito a tagliare la verdura e a frullarla a piccoli pezzi. Le prime note di -Per Elisa- gli comunicarono che stava avvenendo una connessione alla sua linea privata; era un terminale della Waxtronic. "Accidenti, che diavolo vogliono a quest'ora..." Guardo' l'orologio. Erano le dieci del mattino. Pianto' tutto sulla mensola e cammino' tra le carte, incurante del fatto che le stava calpestando. Si trattava d'un messaggio di Albert Kroly: "Amico caro, il progetto Nuova Luce ha fatto un ulteriore passo avanti. Come stabilito, ho ucciso Thule. Spero solo che fosse realmente lui. Questa gente e' subdola, e non mi meraviglierei nel venire a sapere che, al suo posto, c'era un clone. Comunque, Axl, ora verranno a prendermi. Ho solo pochi secondi per augurarti la miglior fortuna. Portala fuori, Axl. Guidala oltre il limite. E finalmente brillera' una nuova luce... Finalmente, quest'incubo avra' fine." L'uomo poso' la destra sulla tastiera. Immagino' di sentirsi vicino ad Albert in quello che era il sogno della resistenza; di quanti, all'interno della Waxtronic, non accettavano quella realta'. Annui'. "E' giunta l'ora... Non ti preoccupare, Albert. Non ti preoccupare... Vinceremo." Socchiuse gli occhi per non credere alle sue lacrime. Non e' difficile cercare una sintotech, basta seguire la scia di cadaveri che si lascia dietro. Il modello sintowax e' un'interfaccia umana del wetware della Waxtronic: l'unico ancora autonomo rispetto a Kublai. Doyle sapeva che la liberta' di Wax non poteva durare a lungo, e una volta entrato in contatto, Kublai avrebbe attinto dai files in memoria le conoscenze necessarie ad usare le capacita' elaborative d'un cervello b-born. Un terminale sintotech non e' un androide, i quali sono dotati di freni psicoinduttivi che impediscono loro di essere in qualunque modo aggressivi. Una sintowax e' qualcosa d'intermedio tra un clone da laboratorio, quindi una struttura biochimica, e una periferica della quinta generazione, cioe' una macchina con capacita' deduttive autonome. Creata priva d'ogni inibizione, persegue gli scopi di Wax con ogni mezzo. E siccome erano degli omicidi che Axl cercava, decise di fare un salto da Hal Xax: ispettore capo del distretto di polizia di Wax-City. L'ingresso della centrale era affollato da poliziotti intenti a fumare. Axl si fece largo tra loro evitando di guardarli in viso. Sali' la breve scalinata e si getto' all'interno. Una marea di varia umanita' popolava l'atrio. Si trattava per lo piu' di drogati, puttane, punk, piccoli spacciatori, nazi, androidi da piacere a cui era inutilmente impedito di prodursi in atteggiamenti osceni. Un'atmosfera carica di fumo e d'alcol l'avvolse completamente. Ogni volta che entrava in quella bolgia non vedeva l'ora di andarsene. E l'avrebbe fatto subito se, in ballo, non ci fossero state le sorti del suo mondo. Alzo' la mano per salutare Hal. Se ne stava trincerato in un locale sul fondo del salone. La vetrata non nascose la sua smorfia d'odio. "Che cazzo vuoi, Axl!" "Ciao Hal, non mi offri da bere?" "Fottiti, bastardo! Che cosa ci fai qui, sei tornato a caccia di androidi?" Axl sorrise guardandolo in tralice. "Qualcosa di meglio, amico..." "Cosa c'e' di meglio... Eh, cacciatore!" Tossi'. Sembrava quasi non riuscisse a smettere. "Segreto d'ufficio." Xax scosse la testa. "Un giorno te lo faro' ingoiare io quel tuo cazzo di segreto d'ufficio e te lo faro' cagare a pezzettini." "Sei un amore, quando t'arrabbi, Hal. Non te l'ha mai detto tua moglie?" "Lascia stare mia moglie, dimmi che diavolo vuoi, e vattene." Axl si tolse gli occhiali a specchio. "Hai avuto qualche caso strano, in questi giorni?" Xax rise forte. Sembrava impazzito. "Ma dove cazzo vivi, Axl! Guardati fuori... Ne trovi uno normale? Ognuno di quelli e' un caso strano. Ma io che m'incazzo a fare; senti, prendine uno e portatelo via, basta che ti togli dai piedi." "Omicidi, Hal. Hanno fuso androidi della Waxtronic?" Xax divenne tutto ad un tratto molto serio. S'avvento' tra le carte sulla sua scrivania e ne ricavo' un plico. "Sei stato tu a fare questo, Axl?" "Cosa, Hak?" "Sono state bucate tre lattine. La prima due giorni fa, nel settore centrale; le altre due ieri pomeriggio e ieri notte, in una zona positiva del settore occidentale." Xax chiamava -zone positive- i bassifondi di Wax-City. Cosi' come chiamava -lattine- gli androidi della Waxtronic. Tutto cio' faceva parte del suo variopinto vocabolario da piedipiatti. "Dov'e' avvenuto l'ultima uccisione?" "L'hanno spento tra la ventitreesima e la ventiquattresima, in un appartamento preso in affitto da una donna che stiamo ancora cercando." Axl s'alzo' in piedi. "Grazie, Hak...", disse voltandogli le spalle e uscendo dall'ufficio. "Ehi, Axl, figlio di puttana", grido' Xax. "Non fare nulla di cui potresti pentirti. Lascia che ce ne occupiamo noi." Ma Axl non poteva dare ascolto a quel consiglio, e gia' quella notte comincio' la ronda nella zona occidentale. A bordo della sua Galaxy 2000, percorreva a venti all'ora le vie e i vicoli che si snodavano senza apparente logicita' trai palazzi di fine millennio. Quando finiva per non sopportare piu' il rombo cupo del motore ad idrogeno, accostava per prendersi una pausa, e per mangiarsi la cena: il solito panino comprato da Extra-Fat. Nel pomeriggio era stato nell'appartamento della sintotech. La padrona di casa l'aveva aggredito. Ricordava le scene di quell'incontro come se le stesse rivivendo in quel momento. L'appartamento sembrava arredato da un disegnatore di spazi virtuali. Terribilmente disgustoso ed assolutamente in linea con le tendenze architettoniche di quel terzo dopoguerra. Chissa' che impressione doveva avere un modello sintowax alla vista di quelle pareti fosforescenti. Sorrise. La padrona di casa l'aveva spinto all'interno della stanza. Lo aveva trascinato a forza. Gli aveva indicato la porta semifusa e l'ombra nera d'una fiammata impressa sul muro. Li' era stato eliminato l'androide. "Quella sgualdrina, una puttana, una di quelle troiette che la danno via per poco, non aveva pagato nemmeno l'anticipo, e guardi che danni... Chi mi rimborsera' di tutto questo, adesso?" "Le ha almeno detto come si chiamava?" "Ha detto qualcosa come Barbra... Krime, di cognome. Ma e' un nome falso, me l'ha detto la polizia. Lei e' un parente?" "No. Lavoro per la Waxtronic..." La donna l'aveva stretto contro il muro. Era bassa e di corporatura robusta, e a queste doti univa una forza muscolare non indifferente. "Lo sa che quello che e' morto era un androide della... Che stupida, immagino che lei sia qui per indagare proprio su questo. Ma le pare possibile che un androide potesse comportarsi in modo violento?" "No, non e' possibile. Non esistono androidi da combattimento", menti'. "Allora, quella donna e' proprio un'assassina. Poteva uccidere anche me..." Axl aveva taciuto e lei aveva pensato che fosse realmente cosi'. "Oh Dio..." Si segno'. Axl si libero' della sua pressante presenza. S'infilo' un paio d'occhiali X-light ed osservo' il locale. "Puo' descrivermi la persona che abitava qui?" "Certamente..." La padrona di casa era divenuta tenera come un agnellino da quando aveva inteso che Sint l'avrebbe potuta uccidere. Cercava in Axl un alleato e si prodigava ad essere con lui il piu' disponibile possibile. "Assomigliava a questa?" Axl le mostro' la generica polaroid d'un modello sintowax 3000. "Esatto! Oh Dio, e' proprio questa donna. Oh mio Dio, non sara' una peccatrice, vero?" Axl aveva ripreso la foto. Nella stanza c'erano altre prove del passaggio di lei: impronte radioattive fosforescenti sul letto, sul tavolo e sul pavimento. Il rumore d'uno sparo secco, e poi di altri due in rapida successione, lo ridesto' dal flashback. Scese di corsa dalla macchina sfilandosi il fulminatore dal fianco. Nel vicolo vicino, due ombre stavano lottando. La piu' piccola cercava di fuggire, ma era braccata. La piu' grossa le fu subito sopra, e la getto' contro la parete. Sint accuso' il colpo, e cadde a terra tramortita. L'androide le strinse al collo. "Wax ti rivuole per se'... Ora farai la brava e ritornerai a casa." Un colpo esplose nel silenzio. L'androide fece in tempo a voltarsi, cerco' di alzare la sua arma; il suo sistema di puntamento era in avaria. La pistola gli cadde di mano. Il suo capo si piego' sul torace. Rimase in ginocchio ad un passo da Sint. Era spento. Era morto. La sintotech giaceva svenuta. Axl se la carico' sulle spalle e se la porto' a casa. La lascio' dormire sul suo letto; doveva avere molti giorni di sonno arretrato. Axl conosceva il modello sintowax come le sue tasche, ma ora si rendeva conto di non aver mai guardato, davvero, in fondo ad ogni sua tasca. Aveva raccolto ed impilato le carte in uno pseudo ordine. In verita', aveva fatto due mucchi: quello dei fogli che non potevano rispondere alla sua domanda, e quello dei fogli che potevano in qualche modo essergli utili. E la domanda che continuava a girargli per la testa era sempre la stessa: perche' una periferica sintowax aveva accettato direttive esterne e le aveva rese prioritarie rispetto a quelle di Wax? Sapeva del piano di Kroly. Aveva aderito lui stesso al gruppo anarchico di ribellione. In fondo, quella manomissione era anche opera sua. Ma Axl non ci aveva mai creduto fino in fondo; aveva sempre ritenuto che Wax fosse in grado di controllare ogni sua periferica al punto di correggere, eliminare e riprogrammare ogni disfunzione che potesse mostrarsi in qualche modo pericolosa alla sua incolumita'. Evidentemente, il file-virus anarkika aveva resistito alla reazione di difesa. I files-antivirali non erano entrati in funzione, oppure non avevano avuto sufficiente efficacia. Oppure... Axl rabbrividi', era impossibile, Wax, inconsciamente, accettava e desiderava il proprio annientamento. "Il limite...", mormoro' Axl. Il limite era il confine di Wax-City. Dopo la guerra messicana il sistema democratico statunitense era stato travolto. Al suo posto si era succeduto un regime militarista e tecnocratico: crudelmente totalitario. Esso aveva il suo alter-ego virtuale nel sistema wetware Kublai. In gran parte, la popolazione delle vecchie citta' di fine millennio era stata annientata dalla radioattivita' di fondo proveniente dalla Cina. Erano sorte delle citta' chiuse: nuovi agglomerati urbani confinati intorno ad una barriera di over-water: un plasma d'ossigeno idrogenato capace di schermare le radiazioni ma, fatalmente, in grado d'impedire agli abitanti di uscire. Wax-City era la piu' importante citta' chiusa e la sede del secondo wetware occidentale, ovvero Wax. Era uno Stato nello Stato, del tutto indipendente e capace di controllare, attraverso il flusso di dati del suo sistema wet, le altre close-town. Per un uomo, superare il limite dell'o-w equivaleva a morire. E Wax non voleva. Ma Anarkika era nata tra quanti affermavano che c'era un mondo migliore oltre il confine, agognando, forse in modo romantico, alla fuga da Wax-City, dal regime autarchico della Waxtronic, da un mondo troppo vincolante per menti che ogni giorno erano abituate a lottare contro i limiti. Come ingegnere biomeccanico, non pote' che restare affascinato dal manifesto di Anarkika e, segretamente, ne era entrato a far parte. Lascio' cadere i fogli. Era impossibile trovare l'errore. L'unica verita' possibile era che Wax stesse giocando su due fronti: a favore e contro se stesso. Sint apparve sulla soglia della sala. Il logo della Waxtronic era impresso sul suo petto tra la spalla destra e il collo. Quando s'accorse che Axl lo stava fissando, lo copri' con la vestaglia. "Ciao", disse l'uomo sorridendole. Sint era un clone perfetto. E nella realta' era ancora piu' affascinante che sulla carta. "Chi sei, stronzo!", lo apostrofo' sfiorandosi il mento e la nuca intropidita. "Secondo te?" "Lascia perdere... Non faccio parte di Wax." Sorrise. Il file anarkika era, in buona parte, una sua creazione. Sint agiva esattamente come era stata programmata a fare. La sintotech si passo' le mani trai folti capelli sollevandoli dalle spalle. Per un attimo, Axl intravvide la presa d'interfacciamento brillare come una bocca nera che sorridesse con un ghigno fatto di trentasei pin d'acciaio. Era una peccatrice. Cio' che la gente comune teme ancor piu' della propria morte: una macchina senza vincoli morali. "Hai tappezzato la stanza con i simboli della Waxtronic?", chiese Sint con voce mielosa. "Faccio parte di Anarkika e devo portarti oltre il limite...", rispose lui per tranquillizzarla. Lei lascio' cadere i capelli. Lo fisso' stupita. "Perche' dovrei crederti?" "Devi farlo... e' tutto." La sintotech attraverso' la stanza e raggiunse la porta d'ingresso ma, nell'attimo in cui cerco' di stringere la maniglia, senti' le forze venirle meno. Il buio calo' intorno a lei. Riapri' gli occhi al centro della sala. "Che mi hai fatto!" Axl sorrise. Estrasse dal taschino un interruttore cerebrale. I led verdi lampeggiavano. "Siamo legati da questo, cara." Sint sapeva di che cosa si trattava. Aveva visto molti androidi sperimentali legati ad un aggeggio del genere. Erano come cani al guinzaglio. S'avvento' contro Axl. Cerco' di strappargli la scatolina dalle mani; inutilmente, perdeva i sensi ogni volta che riusciva a toccarla. Si lascio' cadere tra le sue braccia e si mise a piagnucolare. Axl sentiva il cuore di lei pulsare. "Perche'... Perche' quel giorno pensai che non valesse davvero la pena continuare a servire Wax?" Sint lo guardo' negli occhi. Vere lacrime le rigavano il viso. Axl cerco' di asciugargliele con le dita. Aveva le iridi verdi. Ed appariva fragile, cosi' straordinariamente bisognosa di protezione. Una farfalla che lottava per volare controvento. Capi' che non avrebbe potuto tirarsi indietro. Doveva aiutarla. "Ti prego, non tenermi legata. Non posso sopportarlo." Axl prese in mano l'interruttore. I led verdi smisero di pulsare, e l'apparecchio si spense. La mano di Thule si poso' sull'interfono. "Signorina, mi chiami Hal Xax." Pochi secondi dopo, il telefono squillo'. "Buongiorno, Xax." "Buongiorno, signor Thule, che posso fare per lei. Ho saputo del tentativo di attentato e..." "Gia', Xax, per fortuna che ho avuto la precauzione di farmi sostituire da un clone." "Per fortuna..." Segui' un pesante silenzio. "Xax, ho bisogno d'un favore..." "Signor Thule, lei sa che la polizia di Wax-City e' al suo servizio." "Certo... Certo, Hal. Per questo ti chiedo di scegliere i tuoi uomini migliori. Questa sera farai irruzione nell'appartamento di Axl Doyle." "Ma Axl..." "Lo so che e' un tuo amico, Hal. Per questo motivo ti ho chiesto di farlo personalmente. So che non tradirai la fiducia che ripongo in te." Segui' un lungo silenzio ma Thule non forzo' la mano. Attese pazientemente la resa incondizionata di Hal. "Va bene, signor Thule. Uccidero' Axl Doyle con le mie stesse mani." Il presidente della Waxtronic sorrise. "Ah, dimeticavo, Hal; scoprirai che Axl vive con una peccatrice. Una sintotech fuggita dalla Waxtronic. L'arresterai e la ricondurrai a me... Ti considerero' responsabile della sua incolumita'. La sintotech deve essermi riconsegnata viva." "Certamente, signor Thule. Scegliero' immediatamente gli uomini e questa sera stessa le portero' la latt... la sintotech." "So che lo farai..." La comunicazione cadde, e ad Hal non resto' che il tempo di bestemmiare. "Cristo, Axl, che cazzo hai combinato. Te lo dicevo di restarne fuori..." S'alzo dalla scrivania gridando: "Dov'e' la squadra speciale... La voglio qui entro dieci secondi." C'era qualcosa di strano in Sint. La sua autodeterminazione aveva operato una trasformazione nel file anarkika. Sint era divenuta qualcosa di piu' d'un semplice modello sintowax 3000 modificato. C'era un istinto umano molto forte che trascendeva le sue origini biologiche. Sint era un essere superiore alla media grazie alle sue pulsioni biologiche latenti e alle capacita' logicomatematiche d'un brainware che era stato in contatto diretto con il wetware di Wax. Era senz'altro l'unico essere di questo mondo che avesse le carte in regole per tentare il salto al di la' del limite e, come aveva detto Albert, chiudere per sempre un gioco idiota. Il potere della Waxtronic era giunto al suo naturale epilogo. Sint avrebbe varcato il confine di questa realta' ed oltre avrebbe trovato un nuovo mondo... una realta' diversa che... che e' impossibile pensare; che nemmeno la fantasia puo' rappresentare. Sint sembrava interessarsi ai fogli e alle pile di documenti che la descrivevano. Li leggeva con una rapidita' impressionante. Ad un certo punto, alzo' lo sguardo. "Quando partiamo?" Guardai ancora una volta le sue iridi verdi. "Domani mattina." Sembro' considerare il tempo che avrebbe ancora dovuto trascorrere nell'appartamento. Lascio' i fogli e comincio' a passare tra le sue mani i volumi della libreria. Dalla sinistra in alto alla destra in basso, sfoglio' senza sosta tutti i testi di bioingegneria, cibernetica, cloonica, e i saggi sui sistemi d'elaborazione avanzati wetware e brainware. "Perche' vuoi superare il limite?", le chiesi. Per un attimo ebbi l'impressione che il file anarkika non avesse nulla a che fare con l'obiettivo che si era prefissata. "Non so...", rispose lentamente. "Sento che questo non e' il mio mondo... Sento una forte attrazione provenire dal limite." La porta cedette all'esplosione d'una carica. Una nuvola di fumogeno si spanse nell'atmosfera dell'appartamento. Sint si nascose dietro alla poltrona mentre i colpi di pistola rimbombavano nell'aria. Axl impugno' la sua arma e comincio' a sparare. "Dobbiamo uscire...", gridava mentre cercava di individuare la sintotech nel fumo. Il gruppo speciale aveva preso posizione. Axl aveva colpito uno di loro, ma nel farlo s'era esposto ai colpi degli altri. Sint sgattaiolo' fuori dal suo nascondiglio. S'impadroni' d'una pistola e comincio' a sparare da dietro una poltrona. Doyle era caduto. Il suo corpo perdeva molto sangue. Intorno a lui, i fumogeni rendevano la luce sempre piu' fioca, anche lo scoppio degli spari sembro' provenirgli da molto lontano. Si chiese se si stessero allontanando o se stesse morendo. Ma capi' che stava tirando le cuoia, e allora chiuse gli occhi e smise di pensare. Il silenzio piombo' intorno a lui, e il tempo gli parve allungarsi all'infinito come una molla deformata. Sint gli sedeva accanto. "Axl...", diceva lentamente. "Svegliati Axl. La battaglia e' finita. Li ho stesi tutti... Svegliati ora." Ma Doyle non dava segno di percepire le sue parole. Il suo viso era bianco e le sue labbra erano d'un rosa pallido. Il suo corpo era in piu' punti insanguinato e mutilato. "Accidenti..." La sintotech gli passo' una mano sulla fronte. Lo bacio' sulle labbra. Axl apri' gli occhi. Era ancora vivo. "Andiamo... E' ora di andare...", disse lei. L'uomo la segui' fuori dall'appartamento, lasciandosi dietro un campo di battaglia sul quale giacevano i poliziotti morti. Presero la Galaxy di Axl. Lui s'immerse nel traffico della via principale in direzione del settore occidentale, sarebbe andato avanti, fino al limite. Un'auto nera li seguiva. A bordo, distinse Hal Xax. "Siamo seguiti." Sint si volto' verso il finestrino posteriore. "E' un'auto della polizia...", aggiunse Axl. La sintotech lo fisso' negli occhi. "Dobbiamo seminarli..." Doyle premette l'acceleratore a tavoletta. Le ruote della Galaxy emisero un lungo stridio mentre il motore rombo' con tutta la potenza d'un propulsore ad idrogeno. Svolto' sul marciapiede evitando il semaforo rosso. La Jupiter di Xax dovette inchiodare, fare retromarcia e ripartire. Axl svolto' piu' volte per disorientare gli inseguitori. "Dobbiamo lasciare l'auto... Siamo riconoscibili. Tra poco avremo altra polizia alle calcagna e sara' piu' difficile fuggire." "Frena!", grido' Sint. "Prendiamo la sotterranea." Scesero rapidamente le scale e si divisero appena raggiunta la banchina nascondendosi tra la gente. Axl sperava che Xax non s'accorgesse dell'auto e che non mangiasse l a foglia. Ma aveva sperato inutilmente. "Sint...", grido'. Hal Xax e tre poliziotti camminavano tra la folla risalendo la banchina. Axl prese per mano Sint e la trascino' dietro a se'. Un treno entro' in stazione. Xax s'accorse di loro. Intimo' di fermarsi. Entrarono nel vagone. "Chiuditi... Chiuditi...", pregava Sint verso le porte. Xax le apparve di fronte. Sorrideva. Avrebbe potuto entrare e prenderli, ma non lo fece. Anzi, trattenne i suoi segugi. "Glielo mettiamo in culo, eh Axl", disse. "Fottiti, Thule!", urlo' verso la telecamera che riprendeva i viaggiatori. La porta si chiuse. Erano salvi. Restarono a bordo sino al capolinea. Il confine occidentale correva vicino all'ultima fermata. Nessuno arrivava fin li' da quando Wax-City era stata chiusa. Il treno si fermo'. Si guardarono intorno. Non c'era anima viva. Camminarono lentamente lungo i corridoi deserti e cominciarono a salire verso la superficie. Erano accecati dalla luce e dal riverbero dall'o-w. Tutto intorno a loro era prati, salvo verso occidente dove il limite rendeva l'orizzonte invisibile. La citta' era lontana. "Sei arrivata, Sint..." Lei lo fisso'. "Vieni anche tu...", disse la sintotech. Provava riconoscenza per l'uomo che l'aveva aiutata. Axl chino' il capo. "No, non posso." Non era fatto per un altro mondo, lui faceva parte di quella realta'. "Non posso venire... Vai sola..." "Gia'!", la voce dura di Thule proveniva dalla scalinata. "Non puoi andartene, come nessuno puo' andarsene dalla realta'. Wax-City e' l'unica realta' possibile." Axl punto' la pistola verso l'entrata della sotterranea. Anche Thule aveva la sua arma in pugno, e la puntava contro Doyle. "Fermo!" Ma l'uomo avanzava ancora. "Lo sai, Sint, perche' il tuo amico non puo' venire con te?" La sintotech e Axl si fissarono negli occhi. "Te lo dico io... Perche' non c'e' niente oltre quel limite. I miti di Anarkika sono solo fantasie per bambini. E il tuo amico Axl Doyle si e' lasciato suggestionare." "Fottiti, Thule", grido' Axl. "Ma no, non e' il caso di offendersi..." "Sei tu l'illuso. Come puoi credere che il potere della Waxtronic possa perpetuarsi all'infinito." "Ma Waxtronic si perpetuera' all'infinito... Questa e' la verita'! Albert Kroly credeva che bastasse superare il limite per generare un paradosso. Credeva che se una realta' come Sint fosse riuscita ad uscire dalla realta' di Wax tutto questo mondo sarebbe ricaduto su se stesso. Ma si sbagliava..." "Sint", disse Axl. "Attraversa l'over-water, ora!" "No", grido' Thule. Poi, piu' dolcemente aggiunse: "Torniamo da Wax... La vita e' un'illusione e il limite e' solo una chimera. Torna... L'over-water fara' esplodere le molecole del tuo corpo... Morirai..." Sint guardo' per l'ultima volta Doyle. Era decisa a passare. "Addio, Axl", mormoro'. "Io sento di non poter vivere prigioniera di Wax." "Arrivederci, Sint", rispose lui. "Ci incontreremo di nuovo..." "Te lo prometto...", disse Sint. Poi, varco' il limite. Anna Mejnic si sfilo' l'HMD-BLinker. "Ce l'ho fatta!", grido' all'uomo che le stava accanto. "Ho la chiave d'accesso a Wax..." Lei indossava la cybertuta. L'uomo era un ricercatore della VirtualBrain: in altre parole, della Kublai corporation. "Ottimo...", rispose lei. Era talmente meravigliata da non trovare parole per descrivere le sue impressioni. "Realistico, vero?", disse l'uomo che intanto usciva dalle procedure, e spegneva i terminali. "Credevo di essere veramente li'. Facevo parte di quel mondo in un modo cosi' vero che non ho mai pensato all'HMD e a tutto il resto. Kublai agiva attraverso il mio cervello. Se penso che tutto cio' che ho visto, e vissuto, era solo una rappresentazione virtuale d'un download illegale..." "Gia'... In fin dei conti e' stato hackeraggio puro eseguito da una macchina attraverso un uomo, anziche' da un uomo attraverso una macchina. Interessante... vero?" L'uomo sorrise. Guardo' Anna. La donna s'alzo' e ando' alla finestra. "Interessante... Davvero...", mormoro'. Nel vetro della finestra rivide il viso di Axl e risenti' la sua voce: "...ci rivedremo..." Sorrise stupita. Si sentiva innamorata. Ma era cosi' sciocco scoprirsi innamorata del personaggio d'un sogno. D'un sogno che non era stato nemmeno il suo, ma di un sistema wetware alle prime armi con una periferica brainware."